- Architettura (arte primitiva per antonomasia, ossia l'arte dell'uomo di costruirsi un riparo)
- Musica (arte primigenia, all'inizio solo composta di voce e percussioni)
- Pittura (declinazione dell'Architettura)
- Scultura (declinazione dell'Architettura)
- Poesia (declinazione della Musica)
- Danza (declinazione della Musica)
- Cinema (concilia tutte le altre)
"Sogna come se dovessi vivere per sempre . . . . . . . vivi come se dovessi morire oggi."
Le 7 Arti
Il Giardino dei Tarocchi - Capalbio (GR)
Nel giardino dei Tarocchi sono rappresentate le 22 carte dei Tarocchi (Arcani maggiori) in ciclopiche sculture, alte circa 12/15 metri, ricoperte di mosaici in specchio, vetro pregiato e ceramiche.
Durante la visita incontriamo: “Il Mago” con la sua mano ricoperta di piccole tessere di specchi, sotto “la sacerdotessa” con una bocca con cui la scultrice ha voluto fare un omaggio al giardino di Bomarzo da cui fuoriesce una piccola cascata di acqua che scivola su dei gradini ricoperti di sfoglie di ceramica, finendo in una fontana dove al centro si muove la ruota della fortuna con i suoi getti d’acqua.
Vicino troviamo la carta della forza, rappresentata da una figura femminile che, con un guinzaglio invisibile, predomina la forza brutale di un drago ricoperto di un manto di specchio verde.
“il sole” a forma di uccello posato su un arco, “la morte,” che cavalca un cavallo con una falce nella mano, il diavolo, “il mondo,” “il folle,” “ il papa”.
La carta dell’impiccato è posta all’interno dell’albero della vita, più avanti c’è “la giustizia,” una figura femminile con all’interno una macchina che rappresenta l’ingiustizia, bloccata da un cancello con un grosso lucchetto; “gli innamorati” rappresentata da Adamo ed Eva in un simpatico pic-nic.
“L’eremita,” “la torre, “l’imperatore,”che è rappresentato da un castello dove all’interno è sorretto da diverse colonne rivestite con mosaici in specchio e ceramiche. Vi troviamo anche scene di caccia, draghi, uomini feriti e una fontana che rappresenta la lussuria, con delle donne che giocano con l’acqua. La carta “dell’imperatrice” è a forma di sfinge, dove all’interno c’è un gran salone, un bagno e una piccola stanza da letto; in questo luogo ha vissuto e lavorato per diverso tempo l’ideatrice del progetto.
All’interno vi sono anche “il carro,” “la stella,” “il giudizio.” Infine “la luna” e “la temperanza”, quest’ultima posta sopra una chiesina internamente rivestita di specchio e un altarino con sopra una Madonna negra in ceramica.
Nel 1979 iniziarono i primi lavori del Giardino dei Tarocchi; l’ideatrice fu una scultrice francese di fama mondiale : Niki de Saint Phalle. Con questo giardino fantastico, la scultrice corona un suo sogno che ha inizio sin dai primi anni della sua attività. La molla che fece scattare l’impetuosa voglia di costruire il suo giardino esoterico, scatta quando conobbe il meraviglioso parco Guell dell’architetto Gaudi’ a Barcellona. Dopo 24 anni, influenzata dalle forme morbide e dalle maestose costruzioni di questo affascinante parco, iniziò la sua avventura, costruendo a sue spese e con la collaborazione del marito Jean Tinguly, il suo giardino, incontrando notevoli difficoltà; ma la forza e la forte volontà di Niki, vinsero su tutto e su tutti.
Il giardino è costruito nelle meravigliose colline toscane, precisamente nella tenuta di Garavicchio Comune di Capalbio i cui propietari sono i Caracciolo, artefici, anch’essi della realizzazione di questo “sogno”. I primi lavori furono affidati all’esperienza dello scultore Jean Tinguely e subito dopo alla mano d’opera locale,tra cui si distinsero alcuni operai, divenuti in seguito molto importanti per la scultrice che li considerò parte della sua famiglia.
Le sculture sono realizzate internamente, con tondino di ferro di vario spessore sagomato esclusivamente con la forza delle braccia e saldato tra loro, formando una rete fitta e intrecciata; dando già una forma rassomigliante alla scultura. A quest’intreccio di ferro è stata legata della rete da gettata, poi è stato spruzzato il cemento a forza, con macchinari particolari, da una ditta specializzata, aiutati anche dagli operai del giardino. Tutto quest’intreccio di ferro e cemento a fatto si che queste sculture ciclopiche fossero anche antisismiche. Finita la parte grezza, Niki iniziò a pensare a come abbellire le sue opere; le prime prove furono con vernici brillanti a base di resine, ma furono abbandonate quando pensò a qualcosa di piu’ prezioso che le rendesse ancora più magiche e misteriose. La sua idea fu’ di rivestire le sue opere con mosaici, s’iniziò cosi’ ad usare specchio per rivestire la mano del mago, per continuare con la torre; pensò anche di usare ceramica, che era sagomata, lavorata e cotta sul posto, sperimentando nuove tecniche di lavorazione con la collaborazione di una ceramista. Furono acquistate anche una notevole quantità di lastre di vetri pregiati multicolore (vetro di Murano di Venezia), un esempio di mosaico con vetro di Murano si può vedere sul viso della sacerdotessa. Alcune opere sono state fatte da altri artisti, come le panche in ceramica poste all’esterno del giardino, le sedie in ferro e ceramica dentro l’imperatrice, e l’arredamento della biglietteria fatte da un artista francese: Pierre Marie Lejeune; gli affreschi all’interno del mago sono del pittore Alan Davie, la scultura posta dentro la sacerdotessa è di Marina Karella, mentre la costruzione della biglietteria era stata affidata all’architetto Mario Botta. Il suo muro costruito con materiale di zona (tufo), divide la realtà di tutti i giorni con la magia affascinante del Giardino dei Tarocchi dove si dissolve anche il concetto del tempo.
Oggi il giardino è diventato una fondazione privata, i suoi introiti servono soprattutto alla notevole manutenzione di cui il giardino giornalmente ha bisogno. Oggi Niki de Saint Phalle non è più tra noi ma il suo ricordo vive nel giardino e nelle sua altre numerose opere sparse per il mondo.
Durante la visita incontriamo: “Il Mago” con la sua mano ricoperta di piccole tessere di specchi, sotto “la sacerdotessa” con una bocca con cui la scultrice ha voluto fare un omaggio al giardino di Bomarzo da cui fuoriesce una piccola cascata di acqua che scivola su dei gradini ricoperti di sfoglie di ceramica, finendo in una fontana dove al centro si muove la ruota della fortuna con i suoi getti d’acqua.
Vicino troviamo la carta della forza, rappresentata da una figura femminile che, con un guinzaglio invisibile, predomina la forza brutale di un drago ricoperto di un manto di specchio verde.
“il sole” a forma di uccello posato su un arco, “la morte,” che cavalca un cavallo con una falce nella mano, il diavolo, “il mondo,” “il folle,” “ il papa”.
La carta dell’impiccato è posta all’interno dell’albero della vita, più avanti c’è “la giustizia,” una figura femminile con all’interno una macchina che rappresenta l’ingiustizia, bloccata da un cancello con un grosso lucchetto; “gli innamorati” rappresentata da Adamo ed Eva in un simpatico pic-nic.
“L’eremita,” “la torre, “l’imperatore,”che è rappresentato da un castello dove all’interno è sorretto da diverse colonne rivestite con mosaici in specchio e ceramiche. Vi troviamo anche scene di caccia, draghi, uomini feriti e una fontana che rappresenta la lussuria, con delle donne che giocano con l’acqua. La carta “dell’imperatrice” è a forma di sfinge, dove all’interno c’è un gran salone, un bagno e una piccola stanza da letto; in questo luogo ha vissuto e lavorato per diverso tempo l’ideatrice del progetto.
All’interno vi sono anche “il carro,” “la stella,” “il giudizio.” Infine “la luna” e “la temperanza”, quest’ultima posta sopra una chiesina internamente rivestita di specchio e un altarino con sopra una Madonna negra in ceramica.
Nel 1979 iniziarono i primi lavori del Giardino dei Tarocchi; l’ideatrice fu una scultrice francese di fama mondiale : Niki de Saint Phalle. Con questo giardino fantastico, la scultrice corona un suo sogno che ha inizio sin dai primi anni della sua attività. La molla che fece scattare l’impetuosa voglia di costruire il suo giardino esoterico, scatta quando conobbe il meraviglioso parco Guell dell’architetto Gaudi’ a Barcellona. Dopo 24 anni, influenzata dalle forme morbide e dalle maestose costruzioni di questo affascinante parco, iniziò la sua avventura, costruendo a sue spese e con la collaborazione del marito Jean Tinguly, il suo giardino, incontrando notevoli difficoltà; ma la forza e la forte volontà di Niki, vinsero su tutto e su tutti.
Il giardino è costruito nelle meravigliose colline toscane, precisamente nella tenuta di Garavicchio Comune di Capalbio i cui propietari sono i Caracciolo, artefici, anch’essi della realizzazione di questo “sogno”. I primi lavori furono affidati all’esperienza dello scultore Jean Tinguely e subito dopo alla mano d’opera locale,tra cui si distinsero alcuni operai, divenuti in seguito molto importanti per la scultrice che li considerò parte della sua famiglia.
Le sculture sono realizzate internamente, con tondino di ferro di vario spessore sagomato esclusivamente con la forza delle braccia e saldato tra loro, formando una rete fitta e intrecciata; dando già una forma rassomigliante alla scultura. A quest’intreccio di ferro è stata legata della rete da gettata, poi è stato spruzzato il cemento a forza, con macchinari particolari, da una ditta specializzata, aiutati anche dagli operai del giardino. Tutto quest’intreccio di ferro e cemento a fatto si che queste sculture ciclopiche fossero anche antisismiche. Finita la parte grezza, Niki iniziò a pensare a come abbellire le sue opere; le prime prove furono con vernici brillanti a base di resine, ma furono abbandonate quando pensò a qualcosa di piu’ prezioso che le rendesse ancora più magiche e misteriose. La sua idea fu’ di rivestire le sue opere con mosaici, s’iniziò cosi’ ad usare specchio per rivestire la mano del mago, per continuare con la torre; pensò anche di usare ceramica, che era sagomata, lavorata e cotta sul posto, sperimentando nuove tecniche di lavorazione con la collaborazione di una ceramista. Furono acquistate anche una notevole quantità di lastre di vetri pregiati multicolore (vetro di Murano di Venezia), un esempio di mosaico con vetro di Murano si può vedere sul viso della sacerdotessa. Alcune opere sono state fatte da altri artisti, come le panche in ceramica poste all’esterno del giardino, le sedie in ferro e ceramica dentro l’imperatrice, e l’arredamento della biglietteria fatte da un artista francese: Pierre Marie Lejeune; gli affreschi all’interno del mago sono del pittore Alan Davie, la scultura posta dentro la sacerdotessa è di Marina Karella, mentre la costruzione della biglietteria era stata affidata all’architetto Mario Botta. Il suo muro costruito con materiale di zona (tufo), divide la realtà di tutti i giorni con la magia affascinante del Giardino dei Tarocchi dove si dissolve anche il concetto del tempo.
Oggi il giardino è diventato una fondazione privata, i suoi introiti servono soprattutto alla notevole manutenzione di cui il giardino giornalmente ha bisogno. Oggi Niki de Saint Phalle non è più tra noi ma il suo ricordo vive nel giardino e nelle sua altre numerose opere sparse per il mondo.
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Abbazia di San Galgano - Chiusdino (SI)
L'abbazia di San Galgano e l'eremo di Montesiepi sorgono nella valle del fiume Merse, fra i borghi medievali di Chiusdino e Monticiano, in provincia di Siena. E' facilmente raggiungibile da Firenze seguendo la superstrada FI-SI fino all'uscita di San Lorenzo a Merse, proseguendo poi verso Monticiano. Lungo il percorso si trovano segnali turistici fino a giungere all'abbazia. Se si sceglie un itinerario meno veloce ma sicuramente ricco di bellezze paesaggistiche si può uscire a Siena e seguire la SS73 che conduce fino al San Galgano. Il complesso composto dall'Eremo o Rotonda di Montesiepi e dalle rovine della grande Abbazia di Circestense di San Galgano è uno dei più suggestivi che si trovano in Toscana. Nella Rotonda di Montesiepi si trova, infissa nella roccia, la Spada di San Galgano. Edificata tra il 1182 ed il 1185, sopra alla capanna sulla collina ove San Galgano visse il suo ultimo anno di vita e proprio lì dove aveva infisso la Sua Spada nella roccia, la Rotonda di Montesiepi fu originariamente la Tomba del Santo, che fu sepolto a nord della spada come a vedere, attraverso la porta di ingresso, Chiusdino. Solo nel 1220 (o 1218?) fu iniziata la costruzione della grande Abbazia a valle. I lavori di costruzione durano fino al 1268, quando venne ufficialmente consacrata dal Vescovo di Volterra Alberto Solari. Poi cento anni di grande splendore fino al 1364 a cui seguì la lenta decadenza data dalla sventurata pratica della Commenda. Un fatto sopra ogni altro: nel 1550 il Commendatario Girolamo Vitelli arrivò a vendere (dopo i gioielli e chissà cosa altro) il tetto in piombo. Nonostante alcuni tentativi di ripristinare il convento alla fine nel 1789, dopo che la Rotonda di Montesiepi fu elevata a Pieve, la grande abbazia venne sconsacrata e lasciata definitivamente alla rovina. Mentre la Rotonda di Montesiepi ci riporta, con la sua Spada nella Roccia, alla saga di Re Artu, la grande Abbazia ci riserva, con la sua Geometria Sacra, altre sorprese sia "musicali" e sia "egizie". Forse i bravi monaci Circestensi di San Roberto di Molesme e di San Bernardo di Chiaravalle sapevano di più di quanto hanno lasciato scritto. La grande Abbazia di San Galgano fu realizzata tra il 1220 ed 1268 nel periodo in cui in Italia si fondevano lo stile Romanico con il nascente stile Gotico di importazione francese. La forma dell'Abbazia è la classica croce latina.
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Bolgheri
Chi arriva a Bolgheri percorrendo il famoso Viale dei Cipressi, immortalato dalla celebre poesia "Davanti a San Guido" di Giosuè Carducci che qui visse dal 1838 al 1848, si trova già in uno stato d'animo predisposto ad accogliere una visione di incomparabile bellezza. Preannunciato da una campagna ben coltivata, si trova subito davanti al castello di Bolgheri con i suoi rossi mattoni a creare un contrasto cromatico di grande suggestione, con il verde argenteo degli olivi ed il verde cupo dei cipressi e dei boschi che lo circondano. Il paese, a cui si accede da un unica porta ad arco, ha mantenuto negli anni l'aspetto originario e la sensazione è che il tempo si sia fermato: qui il trascorrere delle stagioni è ancora scandito dal variare dei colori dei campi e dei poggi che si estendono tutt'intorno. Il centro storico sembra aver conservato la sua antica struttura urbanistica originaria, caratterizzata da un’articolazione concentrica delle strade, da cui si snodano, in senso antiorario, le strade dove, architetture storiche, vecchie fabbriche e curiose botteghe artigianali ricreano un’atmosfera d’altri tempi. Oltre all’aspetto storico, Bolgheri riveste notevole importanza per la bellezza del suo paesaggio e le sue risorse naturalistico ambientale.
Storia
Antico borgo medioevale, conosciuto dalla metà del 1100 con l’attuale denominazione, si trova i piedi delle colline metallifere, circondato da una ricca vegetazione tipica della macchia mediterranea. Fu completamente distrutto nel 1946 e ricostruito a poca distanza dal sito originario. L’origine del toponimo, ancora non del tutto chiara, sembra derivare dal Bolgheri, nome di un celebre giurista locale difensore dei diritti, mentre è sicuro che fino al 900 d.C. la località era nota come Sala del Duca Allone. Antico feudo dei conti della Gherardesca, Bolgheri non subì grosse trasformazioni fino all’800, epoca in cui presero il via grandi opere pubbliche tra cui il famoso viale dei cipressi. Il precedente castello, ubicato a poca distanza dall'attuale, fu distrutto nel 1496 dalle truppe dell'imperatore Massimiliano I che aveva posto in assedio Livorno. L'imperatore di Germania aveva la discutibile abitudine di non retribuire le proprie truppe che, in compenso, erano libere di far razzia delle zone vicine.
Nel caso specifico, Bolgheri pagò per tutti i rapinati, tanto che fu più agevole e prudente ricostruirlo nella posizione attuale, più sicura e forse già dotata dell'odierna chiesa e di un ampio convento. A parte pochi stabili attorno al palazzo dei conti, Bolgheri completò la sua struttura attuale dalla seconda metà del Settecento alla seconda metà del secolo successivo, con il castello dei conti Della Gherardesca (un ramo distinto da quelli di Castagneto) e la chiesa parrocchiale di fronte al viale d'accesso, la caratteristica rotatoria interna in senso antiorario, le vecchie fabbriche del borgo comitale: l'osteria, le botteghe artigiane, l'ospedale, i magazzini di fattoria, le scuderie del palazzo. Il fronte del castello, con la torre sopra la porta d'accesso e i caratteristici merli guelfi che uniscono simbolicamente il castello e la chiesa Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, assai decorativi, sono un rifacimento di fine Ottocento. La fascia di pineta che separa la spiaggia dalla campagna retrostante sorse a partire dal 1837, assai dopo la costruzione (1786) e il progressivo abbattimento dei ginepri dunali per farne pali da viti e delle querce da sughero di cui sopravvivono rari esemplari. Successive plantazioni di pini e la salvaguardia della macchia mediterranea esistente, portarono a maturazione la pineta, solcata da numerosi torrentelli che alleggeriscono il carico fluviale: da nord la Fossa Cammilla (la foce è detta Cioccaie), la Fossa di Bolgheri (il Seggio) ed altre. La maggior parte della pineta risulta privata, quindi è accessibile solo in parte. Il Seggio è la parte terminale del maggiore dei torrentelli esistenti, la Fossa di Bolgheri, che divide il territorio di Bolgheri da quello di Castagneto. Anticamente fu un porto importantissimo, dove avveniva l'imbarco e lo sbarco di quasi tutti i generi di merci in arrivo e in partenza, anche per l'estero.
Come si arriva
Per giungere a Bolgheri si percorre la SS1 Aurelia uscendo da Nord a Cecina - la California e da sud uscendo a Donoratico.
Usciti dalla quattro corsie ci si immette nella vecchia Aurelia che in questo tratto è parallela sia alla nuova Aurelia e sia alla ferrovia.
Dopo qualche chilometro si trova l'alberato bivio per Bolgheri.
Dal bivio parte il viale dei Cipressi immortalato nella sopracitata poesia dal Carducci e che a Bolgheri visse dal 1838 al 1848.
Ed alla fine del viale rettilineo si trova prima, sulla destra, la cappella di San Guido, fatta erigere nel 1686 da Simone Maria della Gherardesca per commemorare la liberazione di Budapest dai Turchi, e poi infine giungere al rosso castello di Bolgheri tra le cui mura si trova il piccolo borgo.
Storia
Antico borgo medioevale, conosciuto dalla metà del 1100 con l’attuale denominazione, si trova i piedi delle colline metallifere, circondato da una ricca vegetazione tipica della macchia mediterranea. Fu completamente distrutto nel 1946 e ricostruito a poca distanza dal sito originario. L’origine del toponimo, ancora non del tutto chiara, sembra derivare dal Bolgheri, nome di un celebre giurista locale difensore dei diritti, mentre è sicuro che fino al 900 d.C. la località era nota come Sala del Duca Allone. Antico feudo dei conti della Gherardesca, Bolgheri non subì grosse trasformazioni fino all’800, epoca in cui presero il via grandi opere pubbliche tra cui il famoso viale dei cipressi. Il precedente castello, ubicato a poca distanza dall'attuale, fu distrutto nel 1496 dalle truppe dell'imperatore Massimiliano I che aveva posto in assedio Livorno. L'imperatore di Germania aveva la discutibile abitudine di non retribuire le proprie truppe che, in compenso, erano libere di far razzia delle zone vicine.
Nel caso specifico, Bolgheri pagò per tutti i rapinati, tanto che fu più agevole e prudente ricostruirlo nella posizione attuale, più sicura e forse già dotata dell'odierna chiesa e di un ampio convento. A parte pochi stabili attorno al palazzo dei conti, Bolgheri completò la sua struttura attuale dalla seconda metà del Settecento alla seconda metà del secolo successivo, con il castello dei conti Della Gherardesca (un ramo distinto da quelli di Castagneto) e la chiesa parrocchiale di fronte al viale d'accesso, la caratteristica rotatoria interna in senso antiorario, le vecchie fabbriche del borgo comitale: l'osteria, le botteghe artigiane, l'ospedale, i magazzini di fattoria, le scuderie del palazzo. Il fronte del castello, con la torre sopra la porta d'accesso e i caratteristici merli guelfi che uniscono simbolicamente il castello e la chiesa Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, assai decorativi, sono un rifacimento di fine Ottocento. La fascia di pineta che separa la spiaggia dalla campagna retrostante sorse a partire dal 1837, assai dopo la costruzione (1786) e il progressivo abbattimento dei ginepri dunali per farne pali da viti e delle querce da sughero di cui sopravvivono rari esemplari. Successive plantazioni di pini e la salvaguardia della macchia mediterranea esistente, portarono a maturazione la pineta, solcata da numerosi torrentelli che alleggeriscono il carico fluviale: da nord la Fossa Cammilla (la foce è detta Cioccaie), la Fossa di Bolgheri (il Seggio) ed altre. La maggior parte della pineta risulta privata, quindi è accessibile solo in parte. Il Seggio è la parte terminale del maggiore dei torrentelli esistenti, la Fossa di Bolgheri, che divide il territorio di Bolgheri da quello di Castagneto. Anticamente fu un porto importantissimo, dove avveniva l'imbarco e lo sbarco di quasi tutti i generi di merci in arrivo e in partenza, anche per l'estero.
Come si arriva
Per giungere a Bolgheri si percorre la SS1 Aurelia uscendo da Nord a Cecina - la California e da sud uscendo a Donoratico.
Usciti dalla quattro corsie ci si immette nella vecchia Aurelia che in questo tratto è parallela sia alla nuova Aurelia e sia alla ferrovia.
Dopo qualche chilometro si trova l'alberato bivio per Bolgheri.
Dal bivio parte il viale dei Cipressi immortalato nella sopracitata poesia dal Carducci e che a Bolgheri visse dal 1838 al 1848.
Ed alla fine del viale rettilineo si trova prima, sulla destra, la cappella di San Guido, fatta erigere nel 1686 da Simone Maria della Gherardesca per commemorare la liberazione di Budapest dai Turchi, e poi infine giungere al rosso castello di Bolgheri tra le cui mura si trova il piccolo borgo.
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Castelli Toscani
[ITA] Toscana, una terra ricca di storia. Toscana, con i suoi paesaggi inconfondibili, dal mare, ai monti, alle colline ricche di tesori naturali e architettonici. Toscana, le sue città d'arte e di cultura con i loro centri storici, musei, basiliche e cattedrali frequentate in ogni periodo dell'anno da migliaia di turisti. Toscana, ricca di testimonianze Etrusche e Romane. Potrei continuare a lungo con molte altre affermazioni dettate da luoghi più o meno comuni, ma a chi attraversa con attenzione la nostra terra non potrà sfuggire un'altra definizione: Toscana Medievale.
Piccoli borghi e grandi metropoli hanno ancora oggi ben visibili le tracce del proprio passato Medievale. Castelli, rocche, fortezze, torri, città fortificate, borghi murati, una presenza continua a volte inosservata, come sempre accade per le cose che ci sono da sempre. Sono disseminati in ogni angolo della regione a ricordarci uno dei primi bisogni dell'uomo: quello di difendersi. Molte di queste testimonianze sono fuori dai ben noti itinerari turistici...
[ENG] Tuscany is one of Italy's world famous regions. Tuscany, with its enchanted landscapes from the mountain to the sea. Tuscany, with its towns with museums, cathedrals, historical buildings, streets, towns like Florence, Siena, Pisa and more. Tuscany, full of ancient Etruscan and Roman ruins...
But one can not pass through this land without being aware of Medieval Tuscany. Still visible are the small walled towns which are a testimony to the Middle Ages just as much as its great cities.
Castles, fortresses, watch-towers, and town walls appear everywhere; some are well preserved, others are in ruins, but the main remnants are not on the tourist routes.In this site, created to inform people of the existence and preservation state of these testimonies to the medieval era, you will find history, photos, and plans of some of these fortifications.
http://www.castellitoscani.com
Piccoli borghi e grandi metropoli hanno ancora oggi ben visibili le tracce del proprio passato Medievale. Castelli, rocche, fortezze, torri, città fortificate, borghi murati, una presenza continua a volte inosservata, come sempre accade per le cose che ci sono da sempre. Sono disseminati in ogni angolo della regione a ricordarci uno dei primi bisogni dell'uomo: quello di difendersi. Molte di queste testimonianze sono fuori dai ben noti itinerari turistici...
[ENG] Tuscany is one of Italy's world famous regions. Tuscany, with its enchanted landscapes from the mountain to the sea. Tuscany, with its towns with museums, cathedrals, historical buildings, streets, towns like Florence, Siena, Pisa and more. Tuscany, full of ancient Etruscan and Roman ruins...
But one can not pass through this land without being aware of Medieval Tuscany. Still visible are the small walled towns which are a testimony to the Middle Ages just as much as its great cities.
Castles, fortresses, watch-towers, and town walls appear everywhere; some are well preserved, others are in ruins, but the main remnants are not on the tourist routes.In this site, created to inform people of the existence and preservation state of these testimonies to the medieval era, you will find history, photos, and plans of some of these fortifications.
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